giovedì 24 aprile 2008

ELISABETTA

di Roberta Trisconi



La nebbia avvolgeva i palazzi rendendo il paesaggio irreale e ovattato.
Si riusciva a distinguere le sagome di macchine e persone a fatica, sembrava quasi che le nuvole fossero scese sulla terra.
Federico si mise l’animo in pace, quel giorno sarebbe arrivato tardi in ufficio, ma non poteva fare altrimenti, in macchina si sarebbe mosso a passo d’uomo, così chiamò la sua assistente per avvisarla del ritardo.
“pronto Elisabetta, sono Federico, volevo avvisarti che arriverò in ritardo a causa della nebbia”
“Ciao Federico, per me non ci sono problemi, il fatto è che anch’io sono in ritardo, vanno tutti a passo d’uomo, se venivo a piedi, facevo prima”
“Ma scusa, ma tu non vieni sempre con i mezzi pubblici?”
“Certo, ma la nebbia c’è anche per loro, cosa credi… facciamo così chiamo in ufficio e sento se è già arrivata Michela, abita a un isolato di distanza, di solito viene a piedi”
“Ok, senti se c’è Micky e dille di rimandare l’appuntamento di almeno un’ora. Dovrei farcela ad arrivare entro quel periodo”
Elisabetta gli disse di sì e chiuse la conversazione alla velocità della luce, le dava fastidio sentire che chiamava la segretaria con il nomignolo, manco fosse sua sorella, pensò stizzita.
Federico rimase un attimo, attonito dal brusco cambiamento di Elisabetta, ma decise di non farci molto caso, sapeva che le donne erano strane, e la sua assistente lo era in modo particolare. Si concentrò sulla guida, con quella nebbia rischiava di fare un incidente e non era il caso, aveva un appuntamento molto importante quel giorno.
Elisabetta arrivò in ufficio 20 min. prima di lui, chiese a Michela se aveva spostato l’appuntamento, lei le rispose che non ce ne era stato bisogno, perché il cliente aveva chiamato dicendo che era in fortissimo ritardo a causa della nebbia. Detto, questo tornò al suo lavoro, mentre lei andò nell’ufficio di Federico a preparare il materiale per la riunione.
Era intenta nel suo lavoro quando Federico fece il suo ingresso in ufficio, lui la osservò attentamente, Elisabetta era una ragazza dal gusto impeccabile nel vestire, aveva una classe innata e un portamento che la faceva sembrare una principessa, sebbene non fosse la classica taglia 40/42, ma quella mattina sembrava aver dato il meglio di se, indossava un tubino grigio, sopra un golfino incrociato in cachemire calze velate e scarpe col tacco, il trucco era leggero come il solito. Rimase incantato a osservarla, c’era qualcosa di diverso e non era sicuramente nell’abbigliamento.
Elisabetta a sua volta lo squadrò da capo a piedi, per vedere se tutto il suo abbigliamento fosse in ordine, ma vide subito che la cravatta non andava bene, stonava con la camicia così gli disse
“Ti sei vestito con il paraocchi?!”
Lui si riprese subito e le chiese il perché
“Semplice, hai la cravatta che fa a pugni con la camicia, o forse è la camicia che fa a pugni con la cravatta.”
“Sinceramente a me piace come accostamento”
“Certo che ti piace, non sei in grado di abbinare niente”
Effettivamente aveva ragione, infatti, quando faceva le compere andava con lei, oppure mandava lei direttamente, sicuro del fatto che sarebbe tornata con qualcosa di bello e impeccabile.
“Torno subito” gli disse e usci dal suo ufficio.
Andò alla sua scrivania, aprì l’ultimo cassetto e ne trasse due camicie e una cravatta, le aveva prese in uno dei suoi giri di shopping per lui e aveva pensato bene di tenerle lì per ogni evenienza, e a quanto pareva aveva fatto bene.
Tornò da lui con in mano una camicia
“Dai togliti quella camicia e indossa questa che è sicuramente meglio, essendo a tinta unita. Mi spieghi come hai potuto mettere una cravatta scozzese con una camicia a quadretti?! Ma a cosa pensi quando ti vesti?!”
“E tu mi spieghi perché hai una mia camicia in ufficio?!”
“Per questo genere di evenienze… dai spogliati e cambiati, altrimenti il cliente mi diventa cieco.” Gli disse sorridendo
Federico la osservò sorridere, era proprio una bella donna, anche quando si prendeva gioco di lui.
“hai ripreso ad andare in palestra? Vedo che gli addominali sono migliorati notevolmente…” gli disse strizzando l’occhio
“Perché non ti volti dall’altra parte? Se ci fossi tu al mio posto lo pretenderesti… comunque non ho mai smesso di andarci anche perché ho gli attrezzi in casa” le rispose
“Dimenticavo questa cosa… ecco così è decisamente meglio, poi un giorno di questi mi devi dire da dove arriva quell’orrore di cravatta”
“Non è un orrore in primo luogo, e poi è il regalo di una mia carissima amica”
“Allora dì alla tua carissima amica di regalarti anche la camicia abbinata la prossima volta, almeno evitiamo queste cose in ufficio, oppure meglio ancora indossala quando esci con lei” gli disse in tono semiacido, dopodiché girò sui tacchi ed uscì senza dargli il tempo di dire qualcosa.
Federico rimase stralunato, era la seconda volta che gli rispondeva in quel modo nel giro di così poco tempo, così chiamò Michela e le disse di far tornare Elisabetta da lui.
Lei entrò dopo poco
“Si può sapere cos’hai oggi? Mi hai risposto acidamente due volte nel giro di neanche 1 ora e senza motivo, perché non credo si tratti di come chiamo Michela o della mia amica, non sono una novità per te”
“Non ho niente di che, è solo che oggi mi infastidite…”
“Infastidite?! Guarda che sono da solo qui”
“Parlo di voi uomini in generale, e siccome tu fai parte del clan ci finisci in mezzo… scusami”
“Chi è il colpevole?”
“Nessuno in particolare, è solo che a volte ripenso a certe cose e mi infastidite, senza contare che questa mattina in autobus un tipo mi ha spogliato con lo sguardo, lo avrei ucciso…”
“Sei sicura che sia solo questo? Mi sembra strano non è da te”
Michela interruppe la conversazione annunciando l’arrivo del nuovo cliente
“Ne parliamo più tardi” le disse
Federico era il cosiddetto mago della finanza. Un broker estremamente abile e con un fiuto incredibile per gli affari, aveva una laurea in legge e una in economia e commercio con un master in finanza. Aveva aperto quell’attività più per gioco che per altro, ma nel giro di pochissimo tempo era diventato molto famoso tanto che il suo giro di clienti era aumentato enormemente come anche il suo fatturato. Ma a differenza di quello che si potrebbe pensare non si era montato la testa, era rimasto il ragazzo semplice e altruista di sempre senza tanti grilli per la testa. Aveva avuto una fidanzata, ed avevano anche deciso di sposarsi, ma un mese prima della cerimonia lei lo aveva lasciato senza dare spiegazioni di sorta. Lui non disse niente, e non sembrò nemmeno soffrire per l’accaduto, l’unica differenza che si notò fu nel lavoro, vi passava più tempo. In questo periodo non aveva nessuna di fissa, si vedeva saltuariamente con un’amica, quella della cravatta, ed un’altra ragazza che Elisabetta non conosceva, ma sapeva che non erano niente di importante.
Lui si alzò in piedi mentre Michela faceva accomodare il nuovo cliente, ed Elisabetta rimase senza parole (cosa assai difficile da fare) quando lo vide.
Il cliente era un armatore di origine Greca, possedeva il cantiere navale più grande d’Europa, dove si costruiva dal semplice Yatch alla nave da crociera alla petroliera, tra i suoi clienti si annoveravano le maggiori industrie mondiali e i magnati più importanti.
Si chiamava Christos Aristotele Kurabiedes, era il classico greco, scuro di capelli, naso diritto, labbra carnose, ma gli occhi erano di un verde intenso e lo sguardo profondo, molto alto e con un fisico asciutto.
“Good Morning, Mr. Kurabiedes” gli disse Elisabetta
“Buon giorno a lei signorina?”
“Elisabetta, mi chiamo Elisabetta”
“Possiamo parlare tranquillamente la vostra lingua, ho studiato in Italia per cinque anni”
“Perfetto allora, le presento il mio titolare il sig. Federico Calderoni”
Dicendo questo lo fece accomodare, assieme ad un altro uomo che era con lui, alla scrivania di Federico.
“prima che iniziate la riunione, vi posso portare qualcosa da bere, tea, caffé, acqua..”
“Per me un caffé e per il mio avvocato dell’acqua” Rispose dopo aver detto qualcosa in greco al suo accompagnatore.
Lei guardò anche Federico ma lui non voleva niente, era a posto così, dopodichè uscì dall’ufficio di gran fretta, chiedendosi come potesse un uomo essere così bello.
Fuori vide l’espressione di Michela e capì che anche lei aveva avuto lo stesso pensiero, le sorrise poi andò nella loro area ristoro a preparare il caffé.
Si sedette al tavolino ad aspettare che la macchina fosse calda quando entrò Michela
“Federico ti vuole in ufficio, dice che ha bisogno di te”
“Ok, ci pensi tu qui, serve un cafè e una bottiglietta di minerale naturale, io vado di là, se chiama qualcuno e mi cerca fatti lasciare il numero e di che li richiamerò più tardi”
Dopodichè tornò in quell’ufficio, Federico le fece cenno di avvicinarsi e di sedersi vicino a lui, poi le passò il lap-top sul quale c’era scritta una frase, la lesse senza far trasparire niente, la cancellò ed aprì il programma delle borse, poi rimase lì ad aspettare che le fosse detto cosa fare, ribollendo di rabbia, non era proprio la sua giornata quella.
Mentre loro discutevano le varie opportunità di investimento lei diede uno sguardo fuori dalla finestra, e vide che la nebbia si era diradata, e che il sole splendeva nel cielo azzurro, si chiese come fosse possibile che nel giro di così poco tempo tutto fosse cambiato, dopodichè si chiese se stesse parlando del tempo o di altro, ma non riuscì a darsi una risposta, perché uno strano silenzio la riportò alla realtà, accorgendosi che i tre uomini la stavano osservando.
“Scusate, mi sono distratta un attimo, mi avete chiesto qualcosa?”
“No” rispose il cliente “mi aveva incuriosito la sua espressione e mi sono soffermato un attimo ad osservarla”
Elisabetta arrossì fece un mezzo sorriso e si nascose dietro lo schermo del pc, diede uno sguardo al suo capo e si accorse che sorrideva solo con le labbra, così lo fulminò con lo sguardo di rimando.
Per il resto della riunione rimase concentrata sul lavoro cercando di non pensare a niente se non a quello.
Quando finirono l’ora di pranzo era già passata da qualche tempo, così Christos invitò tutti quanti a pranzo nell’albergo in cui pernottava dove sarebbero stati serviti dal sevizio in camera; ormai i ristoranti erano tutti chiusi.
Naturalmente l’invito era esteso a tutti i presenti nella sala, e un diniego era impensabile, così Elisabetta dovette acconsentire suo malgrado, anche se non aveva proprio voglia di stare in compagnia di uomini.
Michela nel frattempo era andata a pranzo ed era già tornata
“Noi andiamo a pranzo adesso, tu occupati dell’ufficio, non sono sicuro che rientreremo sino a domani.” Le disse Federico
“Va bene, se c’è qualche urgenza vi trovo al cellulare però?!”
“Si non preoccuparti, e poi non è detto che io non torni in ufficio” le rispose subito Elisabetta, dopodichè se ne andarono.
Christos insistette per andare solo con la sua macchina, così quando arrivarono nel garage del palazzo lo seguirono sino ad una macchina nera molto grande, vicino alla quale c’era un autista ad aspettarli.
L’uomo li fece accomodare sul sedile posteriore, mentre l’avvocato si sedette in parte all’autista.
Lei si sedette tutta a destra, di fianco a lei c’era Federico e subito dopo Christos. I due uomini ricominciarono a parlare di lavoro, cosicché la lasciarono libera di perdersi nei suoi pensieri e tornò ad osservare il cielo oramai sereno ed azzurro.
Ripensò alla conversazione avuta in ufficio con Federico, ma non sapeva ancora adesso cosa rispondere, cos’aveva realmente non lo sapeva nemmeno lei, l’unica cosa certa era la confusione che aveva in testa. Si voltò ad osservare gli altri due e vide due uomini completamente diversi ma bellissimi, Federico aveva dei lineamenti molto più delicati e principeschi rispetto a Christos, forse dati anche dai colori, infatti aveva i capelli castano molto chiaro e gli occhi nocciola, il naso era simile a quello del greco, le labbra erano normali, ma quando si incurvavano in un sorriso erano irresistibili.
Soffermò il suo sguardo sull’armatore, un po’ per cercare di capire che tipo di persona fosse, partendo dal presupposto che quella mattina l’aveva costretta ad assistere alla transazione, cosa che di solito non faceva perché non le interessava, la finanza non era il suo mondo, vi era entrata solo perché le piaceva il tipo di lavoro che le era stato offerto molto vario e soprattutto che la portava a frequenti viaggi e trasferte per accompagnare Federico. Comunque sembrava una brava persona, i suoi occhi dicevano che era dolce, certo negli affari era uno squalo, o almeno quella era la sua fama, ma nel privato era differente, non sapeva il perché ma ne era quasi certa.
“Qualcosa non va?” le chiese Christos
“No, tutto a posto, grazie, la stavo solo osservando…” arrossì di colpo, non credeva di averlo detto veramente
“Sincera nel rispondere, una rarità nelle donne”
“A dire il vero è una rarità in genere, non è che voi uomini siate molto più sinceri di noi donne”
“Elisabetta non cominciare ti prego…” le disse Federico
“Perché non cominciare, la lasci pure parlare”
“mi creda è meglio di no, quando entra in polemica non è più finita” disse Federico
“Ha ragione lui, divento pesante e a volte anche antipatica. Si trattiene qualche giorno in Italia?”
“Veramente dovrei ripartire domani, ma forse mi fermerò qualche giorno di più” le disse fissandola intensamente
“Bene, allora se rimane deve assolutamente vedere le bellezze diurne e notturne della nostra città. Federico tu potresti fargli da cicerone notturno, giacché di giorno lavori…” disse lei guardando il suo capo
“Verissimo, e tu invece da domani avrai una settimana di ferie, così potrai fargli da cicerone diurno” le rispose sorridendo
“Allora credo proprio che mi fermerò, con due guide come voi non posso rifiutare”
Elisabetta non aveva pensato, e questo fu il risultato, una settimana di ferie in compagnia di uno splendido uomo, e per dirla tutta fu felice di non averlo fatto, cosa poteva volere di più?
Federico si pentì di quello che aveva detto nell’istante esatto in cui l’aveva fatto, ma ormai era troppo tardi per rimangiarsi la parola data, osservò la sua assistente e sul suo viso vide la soddisfazione e la cosa non gli fece piacere, si riscoprì geloso di lei. Forse perché era sempre stata tutta per lui, non aveva il ragazzo così era sempre pronta quando lui ne aveva bisogno, era diventata la sua amica e la sua confidente ma quella settimana avrebbe dovuto dividerla con un altro uomo.
Nel frattempo erano arrivati all’hotel, l’avvocato di lui aveva telefonato per far predisporre il tutto, così si diressero subito nella sala da pranzo allestita per loro. Si sedettero e attesero che i camerieri portassero loro quello che avevano preparato in cucina.
“Le piace il teatro?” chiese lei al cliente
“Si molto, ci vado molto spesso, perché?”
“Questa sera a teatro rappresentano Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare noi abbiamo il palco prenotato tutto l’anno per tutte le stagioni, così mi chiedevo se le poteva interessare”
“Solo se sarà lei la mia accompagnatrice”
“Era quello che avevo in mente, ma non è una commedia da vedere in compagnia solo di un altro uomo. Federico tu potresti portare la tua amica, così occupiamo tutto il palco per una volta, e poi andiamo a cena”
“Va bene, ma dopo dove ceniamo?”
“A quello ci penso io” rispose lei
Arrivarono le portate, così cominciarono a mangiare parlando della Grecia, dell’Italia e dei viaggi in generale.
Quando si alzarono da tavola, erano le 17 passate, Christos disse al suo autista di accompagnare i suoi ospiti, poi chiese a Elisabetta il suo indirizzo, sarebbe passato a prenderla alle 20.00 così sarebbero andati insieme a teatro, lei gli rispose che lo avrebbe detto al suo autista poiché l’avrebbe accompagnata a casa, poi però pensò che prima sarebbe dovuta andare da Federico, così lasciò il suo indirizzo al greco, quindi si salutarono.
In macchina Federico non proferì parola sino all’arrivo in ufficio
“Micky cortesemente, potresti chiamarmi Nicoletta” poi andò nel suo ufficio chiudendosi la porta dietro di se. Elisabetta gli andò dietro semi arrabbiata
“Adesso sono io chiederlo, si può sapere cosa ti è preso tutto ad un tratto?”
“Mi hai organizzato la serata e la settimana senza nemmeno chiedermi il permesso, ti sembra una cosa logica?”
“E cos’ho fatto di diverso dal solito? è quello che faccio quotidianamente mi sembra, ma oggi invece te la sei presa… se non ti conoscessi penserei che sei geloso.”
“Allora si vede che non mi conosci poi così bene…” disse
“Ti sbagli invece, ti conosco bene, non sei geloso di me non lo sei mai stato, ma non so di cosa lo potresti essere, non hai nulla da invidiare a lui, sei bello come il sole, certo in maniera differente da lui, ma non potrebbe essere altrimenti, siete differenti. Hai tutto quello che vuoi e quello che vorresti non fai fatica ad ottenerlo. Insomma Federico non hai motivo di essere così, e comunque anche se fosse vero che sei geloso di me, non dovresti, infondo non gli ho detto di amarlo, l’ho solo invitato a teatro e non da sola, ma con te e la tua amica… io adesso vado, voglio prendermi un abito nuovo per teatro questa sera, ho voglia di viziarmi. Tu indossa lo smoking con tutti i suoi accessori mi raccomando. Ci vediamo a teatro.” Detto questo si girò per uscire ma lui la fermò
“Non mi dai nemmeno modo di replicare?!”
“No, o almeno non adesso, non ho tempo mi chiudono i negozi. A proposito a te serve qualcosa visto che sono in giro?”
“Nicoletta pensa che sia perverso il fatto che tu faccia le mie compere”
“La tua amica è meglio che si faccia gli affari suoi e non ci metta il becco visto il suo gusto in fatto di accessori, non oso immaginare nel resto.”
“Poi sono io il geloso… comunque mi servirebbero delle camicie e due completi uno per il lavoro e uno per il tempo libero, per quest’ultimo pensavo ad un colore panna o beige”
“cominci ad imparare vedo, a parte quando ti vesti con l’istinto del bambino… comunque non ho mai detto di non essere gelosa, e comunque tu non me lo hai mai chiesto. Adesso vado, mi raccomando per questa sera ci vediamo fuori dal teatro ai 20.30. ciao”
Detto questo uscì ed andò a fare i suoi acquisti di corsa.
Federico rimase lì, seduto sulla sua poltrona, lei era gelosa, lavorava per lui dagli inizi, ma non se ne era mai accorto. Ma di cosa era gelosa? Di lui come amico, di lui come capo oppure di lui come uomo e probabile amante…
Michela lo ridestò dai suoi pensieri, c’era la sua amica al telefono, lui le chiese se poteva andare con lui a teatro quella sera, ma purtroppo non era in città, era partita il giorno prima per farsi una settimana di vacanza, ed era all’estero. Federico le disse di divertirsi e di non preoccuparsi, si sarebbero visti al suo ritorno.
Ci sarebbe andato da solo, Elisabetta avrebbe avuto due accompagnatori.
Christos arrivò a prenderla alle 20.00 puntuale, era in smoking ed era ancora più bello, ma quando la vide rimase senza parole, lei indossava un soprabito di seta nera lungo fino ai piedi, stretto in vita e aperto sul davanti, al collo aveva messo una sciarpa di chiffon di coloro pesca che si intonava perfettamente alla borsetta e alle scarpe, inoltre era identica alla gonna che sbucava dall’apertura anteriore del soprabito. Era truccata leggermente e aveva raccolto i capelli adornandoli con mollette di strass.
“Buona sera, è splendida” le disse prendendole la mano sfiorandola con un bacio
Elisabetta arrossì “Anche lei sta molto bene” rispose
“La ringrazio, ma prego si accomodi così possiamo andare a teatro.”
Lei entrò in auto e lui si sedette accanto, si riguardarono negli occhi e lui le lanciò uno sguardo che la fece eccitare, probabilmente arrossì anche, ma non le importò, era stranamente bello provare quella sensazione, in quella circostanza. Lei ebbe la tentazione di baciarlo, ma si trattenne, non era quello il luogo e il momento giusto. Provò anche la sensazione che lui avesse intuito il suo pensiero, da una luce che gli balenò negli occhi.
Trovarono un pochino di traffico, così arrivarono a teatro con 10 min. di ritardo, lei si guardò attorno per cercare i loro compagni, ma non ve n’era traccia, pensò che si fossero già accomodati nel palco così disse a Christos di seguirla ed andarono ai loro posti.
Quando entrarono nel palco vi trovarono solo Federico ad attenderli
“Ciao, scusa il ritardo. Nicoletta? Non c’è?” chiese lei
“Ciao, non è all’estero per vacanza, così sono venuto da solo. Christos buona sera a te, passato un bel pomeriggio?” gli chiese mentre aiutava Elisabetta a togliersi il soprabito
“Direi che la vostra compagnia è stata superba” disse fissando Elisabetta “e anche il dopo non è stato male” concluse
Federico osservò la sua assistente, era a dir poco sensazionale, indossava un abito in chiffon di seta color pesca con la gonna a veli, la parte superiore era formata da un bustino di seta lucida con lo scollo a cuore, impreziosito da paillettes e perline sovrastato da uno strato di chiffon, uguale alla gonna, con lo scollo dritto e le maniche lunghe, mentre dietro lasciava la schiena in parte nuda.
La fece accomodare in mezzo a loro due e nel farlo le sfiorò la pelle nuda, lei sentì i brividi percorrerle il corpo per quel gesto, mentre lui un moto di eccitazione. Possibile che dopo anni e anni di conoscenza solo adesso scoprisse questa nuova Elisabetta in grado di eccitarlo?!
Christos osservò la scena senza dire niente, nella mente gli balenarono certe idee e vide anche le scene, ma ci avrebbe pensato dopo ad attuarle, infondo lui otteneva sempre quello che voleva. Quello che però non sapeva era che anche Elisabetta aveva certe idee per la testa, e che pure lei otteneva sempre quello che voleva.
Lo spettacolo cominciò, e tutti e tre vennero risucchiati dall’interpretazione degli attori.
Alla fine del primo atto, era divisa in tre atti, lei disse di avere sete, Christos si alzò dicendo che ci avrebbe pensato lui e uscì lasciandoli soli.
“Sei splendida, e quest’abito è a dir poco favoloso” le disse Federico
“Grazie. Sono contenta che ti piaccia l’ho messo sul conto spese dell’azienda” le rispose
“Bene, vorrà dire che me lo metterò nell’armadio a fine serata...” disse lui sorridendo
“Va bene, ma prima dovrai togliermelo sappilo” rispose lei con voce bassa
“Non credere che non abbia il coraggio di farlo”
“Ma io non lo credo...”
Dietro la tenda Christos aveva ascoltato la conversazione, le avrebbe tolto lui quel vestito, desiderava farlo da quando l’aveva vista.
“Non mi provocare Elisabetta, altrimenti poi non mi reputo responsabile delle conseguenze”
“Non preoccuparti delle conseguenze, potrebbero essere le stesse che desidero io.”
“Cosa vorresti dire?!”
“Che anche a me piacerebbe toglierti quell’abito...”
Federico non rispose, attonito dalla risposta rimase in silenzio, mentre l’eccitazione cresceva in lui al pensiero delle mani di lei che lo spogliavano
“Signori, scusate il ritardo, le bevande le porteranno tra poco.” Disse l’armatore
“Ho sentito parte della vostra conversazione, senza volerlo...” disse poi
Elisabetta arrossì e Federico gli fece un sorriso dopodiché si azzittirono ognuno immerso nei propri pensieri.
Portarono i drink ed lei si chiese come ci fosse riuscito, non si poteva portare da bere nel palco. Poi lo spettacolo riprese e tutti si riconcentrarono su quello, o meglio quasi tutti, Federico non riusciva a pensare ad altro che alle sue mani che lo spogliavano, mentre Christos pensava al momento in cui avrebbe tolto quell’abito a lei.
Arrivò anche il secondo intervallo, ma nessuno di loro parlò, all’interno del palco c’era una gran tensione sessuale, la si poteva sentire.
Finalmente giunse anche l’ultimo atto, Elisabetta non ne poteva quasi più, tutto quel parlare e sottintendere l’aveva eccitata.
Quando lo spettacolo finì si alzarono in piedi per applaudire la compagnia, era stata molto brava, poi Federico le appoggiò la mano sulla schiena per farla girare mentre Christos le prese il soprabito e l’aiutò ad indossarlo.
Federico era venuto a piedi così andarono tutti e tre in macchina con l’armatore.
Questa volta lei si ritrovò seduta in mezzo a loro, sentiva la potenza delle loro gambe appoggiate alle sue e senza pensarci le accarezzò. Loro la guardarono, e la passione si accese in tutti quanti, Federico sorprese tutti baciandola, doveva sentire il suo sapore, prima di chiunque altro, Elisabetta corrispose il suo bacio con trasporto, era come se l’era immaginato, proprio com’era lui forte, appassionato e dolce. Anche Christos voleva baciarla, lo aveva desiderato appena l’aveva vista quella mattina ma attese con pazienza e appena lui la lasciò andare si impossessò di quella bocca a sua volta. Elisabetta sentì la diversità, percepì la profonda diversità di carattere, nel bacio di Christos c’era determinazione, sicurezza e potere, tre qualità che avevano un forte ascendente su di lei.
Non seppe quando successe, ma si ritrovarono nell’albergo di lui, nella sua suite.
Federico le tolse il soprabito, mentre Christos li conduceva in camera, tutti loro sapevano cosa stava per succedere, ma nessuno oppose resistenza, lo volevano, volevano che il fuoco, che si era acceso in loro, si placasse.
Elisabetta cominciò a spogliare Federico, mentre Christos le slacciava il vestito e lo faceva scivolare a terra, lasciandola con una guepiere di pizzo, un paio di mutandine complete e delle calze autoreggenti velate. Le aveva lasciato le scarpe con il tacco, lo eccitavano da morire.
Nel frattempo Federico era nudo, cosicché lei si voltò dandogli le spalle e spogliò anche il greco, li voleva nudi entrambi ai suoi piedi.
Federico rimase ad osservarla mentre spogliava l’altro uomo, i movimenti erano lenti e i muscoli di lei si muovevano delicatamente al di sotto della pelle, si avvicinò a lei e cominciò a baciarle le spalle nude accarezzandole prima le braccia e poi serrandole la vita.
Quando anche l’altro fu nudo, lei si fece da parte e rimase un attimo ad osservarli, entrambi avevano un fisico stupendo, sembravano scolpiti nel marmo e i loro peni si ergevano di fronte a lei così si mise in ginocchio e cominciò prima ad accarezzarli, poi a baciarli leggermente sulla punta, si spostava da uno all’altro sempre facendo su e giù con le mani, la sua mente era annebbiata, completamente avvinta dalla situazione non diede importanza alla vocina che le parlava, no, a lei ci avrebbe pensato dopo.
Stringeva quei membri nelle mani, il bacio si trasformò in leccata, e la leccata divenne un vero e proprio pompino, non si risparmiò con nessuno dei due, succhiava lentamente, saliva e scendeva sia con le mani che con la bocca, stuzzicava la cappella con la punta della lingua, disegnandone prima i contorni, e poi mordicchiandola con i denti.
Federico ad un certo punto la fece alzare, e dopo averle slacciato il bustino, la prese in braccio e la fece coricare sul letto, Christos li seguì, le sciolse i capelli e le tolse le mutandine, lasciandola nuda con i capelli a coronarle il viso, distesa in un enorme letto matrimoniale con lenzuola di cotone egiziano.
I due uomini rimasero ai piedi del letto per qualche istante ad osservare quella visione, per Federico fu come vederla per la prima volta. Entrambi sentivano crescere l’eccitazione dentro di loro, si avvicinarono al letto, Federico si mise al suo fianco e prese possesso della sua bocca con un bacio appassionato, le mise la lingua in bocca, che s’intrecciò con quella di lei in una danza, Christos a piedi del letto le tolse le scarpe con il tacco e le calze autoreggenti, poi cominciò a baciarle i piedi, dalla pelle così morbida e delicata, carezzandole la gamba.
L’altro uomo si staccò dalla bocca e la fissò a lungo negli occhi poi disse
“Non credevo che fossi così…” non finì la frase, perché Elisabetta gi mise un dito sulla bocca e disse
“Non adesso, domani forse, ma non adesso…”, dopodichè si rimpossessò della sua bocca, gli piaceva da morire baciarlo, ma non era solo quello a procurarle piacere, anche quello che le succedeva all’estremità inferiore le provocava dei forti brividi alla schiena.
Federico prese i suoi seni tra le mani, erano sodi e piuttosto grandi, forse una quarta piena, ma non ne era sicuro, si staccò dalla sua bocca e scese sul collo baciandolo e solleticandolo con la lingua, questo gesto le provocò dei forti brividi che uniti al piacere provocato da Christos e dalle mani di lui sul seno, le provocò un orgasmo.
Gemette inarcando la schiena, i due uomini se ne accorsero, accrescendo ancora di più la loro eccitazione, entrambi pensavano di avere tra le mani una donna estremamente passionale ed eccitante.
Il greco si staccò da piedi e cominciò la risalita verso il centro del piacere, mentre l’italiano discese sino ad impossessarsi di un capezzolo con la bocca e con i denti, l’altro era arrivato al suo clitoride, con due dita cominciò a massaggiarlo, mentre lo stuzzicava con la lingua.
Elisabetta era in preda al delirio più totale, da un lato aveva i seni catturati dalle labbra e le mani di Federico, dall’altra la lingua di Christos la stava portando ad un secondo orgasmo.
Voleva succhiare ancora, non le andava di essere solo lei a godere, ma, dopo averlo chiesto, le dissero di no, era lei a dover godere del piacere che volevano darle.
Rimase così preda di due uomini che la leccavano e succhiavano.
Federico succhiava i suoi capezzoli stringendole i seni, glieli mordeva delicatamente, adorava il sapore della sua pelle, oltre al fatto che fosse morbida.
Christos nel frattempo le aveva messo due dita dentro la fighetta, sentendo che era bagnata come non mai, anche grazie ai due orgasmi già provati, decise di volerla penetrare, sentiva il pulsare delle sue pareti sulle dita, e lo voleva sentire sul suo pene gonfio e carico di desiderio.
Guardò il suo compagno di gioco e si capirono al volo, tanto che si scosto da lei, Christos si coricò e, prendendola in braccio, la fece sedere sopra di lui.
Quando Elisabetta capì, cosa stava per succedere, ripreso possesso di se, e prendendo in mano il pene di quello splendido moro lo guidò dentro se stessa. Dovette fare piano, lei era tanto tempo che non lo faceva, e sebbene fosse eccitatissima, le ci vollero qualche secondo per abituarsi alla grandezza del suo compagno.
“mmm... sii... che bello...” disse tra i sospiri, poi cominciò a muoversi sopra di lui faceva su e giù, roteando il bacino, per sentirlo sino in fondo, poi guardò Federico che osservava la scena masturbandosi, e gli disse di avvicinarsi a lei. Lui si mise in piedi con il pene ad altezza del suo viso, e lei lo prese in bocca, purtroppo non riusciva ad usare le mani, così lui le prese la testa facendole fare avanti e indietro, dando lui il ritmo.
Da sotto Christos vedeva la scena, le afferrò i seni con le mani stringendoli e stuzzicandole i capezzoli, poi si sollevò e ne prese uno in bocca mordendolo un pochino più forte, intanto muoveva il bacino assestando dei bei colpi alla sua fighetta.
Elisabetta gemeva di piacere, guardò Federico negli occhi, si staccò da lui e disse
“voglio anche te dentro di me...”
Non capì mai come successe, perché in preda all’eccitazione non capiva più nulla, ma Federico si posizionò dietro di lei, e facendo molto piano entrò anche lui nella sua fighetta insieme a Christos.
Era la prima volta che faceva sesso con due uomini, ed era la prima volta che aveva due membri nella sua fighetta che si muovevano dentro e fuori, si sentiva allargata e piena, infatti, dopo pochissimo fu colta da un orgasmo fortissimo che la fece urlare di piacere; nel sentirla godere in quel modo entrambi gli uomini aumentarono il ritmo e la velocità, anche loro volevano venire, lei era stanca ma eccitata, non riusciva a muoversi, ma non voleva che loro smettessero, poi sentì qualcosa di caldo pervaderla, Federico le prese il viso da dietro e facendola voltare la baciò appassionatamente, Christos invece s’impossessò del suo collo baciandolo e mordendolo.
Uscirono da lei, la fecero distendere in mezzo a loro due, dopodiché si lasciarono andare. I cuori di tutti e tre battevano all’impazzata, erano esausti ma felici.
Elisabetta aspettò che il battito fosse meno celere, poi si alzò ed andò in bagno a sciacquarsi, sentiva l’odore dei due uomini sulla sua pelle, e le piaceva molto, ma doveva rinfrescare la fighetta che bruciava a causa del fantastico trattamento subito.
Quando tornò in camera si distese in mezzo a loro due prendendo una mano di ognuno e portandosela sul ventre chiuse gli occhi e si addormentò.
Anche loro lo fecero dopo poco, e così rimasero abbracciati per molto tempo, sino a quando lei si svegliò, perché sentiva qualcosa di duro premerle contro la fighetta, aprì gli occhi e vide che era Federico, che cercava di penetrarla da dietro.
La sola idea di quello che stava succedendo la fece bagnare, così spinse il sederino il più in fuori possibile e allargò leggermente le gambe, in maniera tale da agevolare l’ingresso al suo amante. Le piaceva moltissimo quella posizione (fetale) perché sentiva le pareti della vagina aderenti al pene; anche l’altro amante si era svegliato nel frattempo, così lei senza che lui glielo proponesse lo fece avvicinare a se e gli prese il pene in bocca. Adesso era lui che le teneva la testa per farla muovere avanti ed indietro, mentre l’altro entrava e usciva da lei in continuazione, preso dalla voglia di penetrarla, poi senza chiederle il permesso appoggiò la sua cappella sul buchetto del sederino e, non sentendo nessuna rimostranza, cominciò a spingere delicatamente, sino a quando non entrò con la punta. Attese qualche secondo, in modo che lei si abituasse alla sua grandezza, poi spinse dentro un altro pezzo, ed attese ancora, la terza volta entrò completamente, sbattendole i testicoli contro le natiche.
Rimase in quella posizione qualche altro secondo, dopodiché cominciò a muoversi dentro e fuori. Adesso lui era coricato sulla schiena e lei gli stava sopra a pancia in su, Christos si mise davanti e lei e senza tanti giri di parole o richieste di consenso le penetrò la fighetta ormai bagnata.
Elisabetta quasi svenne dal piacere che stava provando era la prima volta che veniva penetrata contemporaneamente davanti e dietro, ma quella era la serata delle prime volte, decise di farsi trasportare dagli eventi, non aveva mai provato tanto piacere, sentiva i due uomini muoversi contemporaneamente dentro di lei, ma non all’unisono, quando uno entrava all’altro usciva e viceversa.
“mmm... non smettete vi prego... è bellissimo...” disse tra un sospiro ed un altro.
Loro non smisero, anzi ci misero più impegno nel cercare di farla godere, naturalmente lei aveva già avuto un orgasmo e poi un altro ancora.
Federico da dietro le afferrò il seno stringe noli fra le sue mani, indirizzando i capezzoli a Christos che, senza farselo dire, li prese tra le sue labbra e i suoi denti, succhiandoli e mordendoli.
Elisabetta graffiò il greco sulla schiena durante l’ennesimo orgasmo, facendolo sanguinare leggermente, poi girò la testa a cercare le labbra di Federico, quando le trovò, cercò di baciarlo appassionatamente, ma la posizione rendeva la cosa difficoltosa, così si avventò su quelle di Christos, intrecciò la lingua con la sua poi gli morse un labbro. Era come pervasa da un demone, voleva godere ancora, ma voleva farlo con loro; lo disse ad entrambi i quali cercarono di fare il possibile affinché questo succedesse.
Lei disse loro che stava quasi per arrivare e loro aumentarono il ritmo, per giungere insieme e ci riuscirono in un coro di urli e gemiti, Elisabetta si sentì pervadere da un liquido caldo che la riempì davanti e dietro, dopodiché, si lasciò cadere sopra a Federico e sotto Christos.
Loro la baciavano in continuazione le spalle, il collo, gli occhi la fronte e le labbra e lei rimase lì a farsi coccolare dalle loro labbra.
Si alzarono tutti e tre, ed insieme si diressero in bagno, aprirono la doccia e vi entrarono.
Lei insaponò loro, mentre loro fecero lo stesso con lei. Finita la doccia lei si avvolse in un accappatoio, Christos la prese in braccio e la portò a letto, si mise un paio di pantaloni da pigiama, e ne lanciò un paio anche a Federico che li indossò, a lei invece fece mettere una sottoveste di seta, l’aveva comprata quel pomeriggio, sapeva che l’avrebbe posseduta, certo non immaginava in quel modo, ma sapeva che sarebbe stata sua.
Si distesero tutti e tre, Elisabetta assunse la sua posizione fetale sul fianco destro e chiuse gli occhi, Federico si mise dietro di lei nella stessa posizione e le cinse la vita, mentre Christos si mise davanti a lei, ma con il viso rivolto verso il suo.
Rimase ad osservarla mentre Morfeo veniva a prenderla, le scostò una ciocca di capelli da viso e si chiese se sarebbe riuscito a portarla con sé in Grecia.
Federico aprì gli occhi e lo fissò intensamente, dopodiché si staccò delicatamente da lei e fece cenno al Greco di seguirlo nell’altra stanza.
Christos si spostò delicatamente e lo seguì, quando chiusero le porte cominciarono a parlare a voce bassa per evitare di svegliarla.
“cos’hai intenzione di fare?” chiese Federico
“voglio chiederle di venire con me nella mia terra” gli rispose lui con calma
“mi dispiace, ma non te lo posso permettere”
“non credi stia a lei scegliere?”
“certo ma farò di tutto affinché la sua scelta cada su di me” rispose Federico.
Era determinato, era da tanto tempo che non gli succedeva di desiderare una donna in quel modo, e poi Elisabetta era sua, lo era dal primo giorno che aveva messo piede nel suo ufficio e nella sua vita, ora se ne rendeva conto.
La porta si aprì ed Elisabetta fece il suo ingresso
“ti abbiamo svegliato? Mi dispiace non volevamo” le disse Christos
“non mi avete svegliata, perché non stavo dormendo... cosa succede?” chiese lei
“Christos vuole portarti con se in Grecia, ma io non voglio, voglio tenerti qui con me” rispose Federico
“sapete io invece cosa voglio...” disse e poi proseguì subito “voglio che veniate con me di là a letto, non è né il momento né il luogo per parlare di certe cose, anche perché non so cosa voglio, e di certo non lo posso capire in un’ora ma nemmeno in un giorno... ci vorrà del tempo perché riesca a capire, tempo che vorrò passare da sola senza di voi, quindi vi prego, adesso venite di là con me, voglio dormire abbracciata ad entrambi e svegliarmi al vostro fianco domani mattina” detto questo, li prese per mano e li condusse in camera, si coricarono ancora insieme abbracciati dopodiché chiusero gli occhi e si addormentarono.
La vocina di Elisabetta aveva smesso di parlare già da qualche tempo, perché era questo che lei voleva stare così con entrambi i suoi splendidi uomini.

FINE

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